Un piccolo passo verso il cambiamento

Generatività
Sorgente: Alessandro

Il 2 novembre 2021 al Cubo Unipol a Bologna si è tenuto l’evento “Giovani generativi per una autonomia contributiva e condivisa”, organizzato in collaborazione con Fondazione UnipolisGeneratività e Agenzia Nazionale per i Giovani. Durante l’incontro i giovani changemaker hanno avuto l'opportunità di approfondire la consapevolezza rispetto al proprio ruolo di protagonisti del cambiamento, di stimolare la propria essenza contributiva e promuovere attivamente la sostenibilità. Ilario J. Salvemini racconta la sua esperienza.  

Se dovessi definire un changemaker lo definirei così: un individuo animato da forze spesso oscure e interne, che lo spingono a mettere a disposizione della comunità non solo la propria innata energia, ma le proprie idee e la propria anima. 

Mi chiamo Ilario J. Salvemini ho 23 anni, anche se ormai vado per il 24, e ti garantisco che è difficile credere nel cambiamento. 

Ma esattamente cos’è il cambiamento? Significa rivoluzionare uno schema ben ancorato? Non saprei dare una spiegazione tecnica personale, e cercartene una tecnica dal mondo del web, toglierebbe ciò che di umano c’è nel mettersi a disposizione del cambiamento
Ecco che allora partecipare alla call che prevede la selezione di 50 changemakers italiani all’interno della #GenC: Generazione Changemaker, prende forma davanti ai miei occhi. 

Essere agente di cambiamento per me significa porre delle basi comuni mettendo a disposizione il proprio bagaglio culturale e la propria passione, affinché la propria esperienza arricchita dalla diversità di quella di qualcun altro possa portare a scolpire, come un artista, idee innovative che possano divenire atti concreti di cambiamento. 

L’incontro tenutosi presso la maestosa Torre Unipol a Bologna il 2 novembre è stata una bella scoperta. A livello personale è stata la prima volta che mi sono sentito vecchio: è stato un grosso turbamento. Quest’ultimo è un concetto che ho sposato ormai più di due anni fa quando ho iniziato a interfacciarmi con la mia generazione e non solo. Chi vuole cambiare, e mettersi a disposizione per questo, parte da un sentimento di insoddisfazione, di impotenza verso strutture anomale che circondano il nostro vivere quotidiano. 
Eppure, devo dire che a Bologna ho visto della vita e della luce

Non sta a me giudicare la validità dei giovani coinvolti, ma posso affermare tranquillamente che vedere così tanti giovani più piccoli di me mi ha si turbato, perché io sono fatto di materia turbata, ma anche rincuorato. Ho visto dei giovani attenti, svegli e pronti ad ascoltare ciò che si manifestava davanti ai propri occhi.  

Chiaro, se non sei stato lì con noi è difficile spiegarti a parole il percorso artistico e intellettuale che ci ha visto raccontare prima con un muro e poi con una vera e propria messa in scena teatrale, l’esperienza di sentirsi, credersi e di vivere come un giovane changemaker. 


Ci siamo fissati negli occhi, ci siamo tenuti per mano, ci siamo stretti e ci siamo uniti.  

Lo abbiamo fatto sia fisicamente che mentalmente, e permettetemi di dire che dopo l’emergenza sanitaria, tenersi per mano con una o con uno sconosciuto mi ha lasciato più di qualche brivido. 

Ecco che allora si chiude il cerchio. Non quello che abbiamo rappresentato con le nostre movenze da veri artisti, ma quello dell’essere agenti del cambiamento: credere, partecipare, condividere. 
Noi della #GenC ci vediamo agli inizi di dicembre per continuare a innovarci, interrogarci e divertirci. Anche perché, come puoi pensare di cambiare il mondo se non riesci nemmeno a strappare un sorriso a chi ti sta vicino?