Emanuele Renna, Giovane Changemaker, condivide il suo punto di vista sulla situazione attuale, sulle sfide che il Covid-19 ha imposto alla società e ai giovani e sul suo personale significato della parola Changemaker.
Siamo rimasti da un giorno all’altro chiusi in casa, obbligati a cambiare abitudini, orari, alimentazione e pigiama almeno una volta alla settimana.
Se mi chiedessero tra qualche anno cosa sia successo nel lontano 2020, non saprei che parole utilizzare per descrivere ciò che abbiamo vissuto.
Direi che forse era ciò di cui avevamo bisogno, qualcuno ne è uscito cambiato positivamente, ha scoperto meglio se stesso ed ha utilizzato quel tempo chiuso in casa scoprendo metodi alternativi per “evadere”, dedicandosi alle proprie passioni o facendo il proprio personale business plan e un analisi costi/benefici delle decisioni prese in passato.
Ci siamo lasciati trasportare da ansie e preoccupazioni… Penso alla fine un po’ tutti. I changemakers hanno semplicemente avuto più stimoli e necessità di agire ma mi tormenterà sempre la domanda "avrei potuto fare di meglio? Sarei dovuto essere più presente, nel dedicarmi agli altri?".
Il lato divertente della storiella è che anche noi changhemakers siamo contagiosi… abbiamo una capacità di coinvolgere, stimolare e disseminare piccoli semini in tutti coloro che ci girano intorno.
Ecco, questo è ciò che mi piace fare e che durante la pandemia ho sviluppato particolarmente: la capacità di creare rete, agevolare lo scambio d'idee e la nascita di collaborazioni e lo sviluppo di piccoli cambiamenti.
Mi piace occuparmi di marketing, grafica e comunicazione poco convenzionale e ultimamente mi sono messo a disposizione di piccole attività locali per la loro digitalizzazione o per la creazione della loro presenza online.
Parlando personalmente sono convinto che l’unico motivo per cui mi dedichi così tanto al tentar di cambiare piccoli tasselli di mondo o di persone, penso che sia il valore che tali azioni danno al mio tempo.
Torno spesso a casa stanco la sera dopo aver fatto volontariato o dopo essermi visto per parlare di piccoli progetti con amici e se sono fortunato con compiti ancora da fare(spero si intraveda la mia ironia); tuttavia, in quel momento ti rendi conto che quel tempo non è andato perso ma solo prestato e capisci di aver imparato cose nuove, conosciuto nuove persone e scoperto tanto altro. Senti che ognuno dei tuoi giorni “tipo” è entrato a far parte di te e con te costruisce ciò che sarai il giorno dopo, e quello dopo ancora.