Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei cinque migliori istituti d’Italia, le cinque eccellenze selezionate da Ashoka nel corso di un’indagine durata più di due anni. Scuole all’avanguardia, che hanno saputo emergere per l’attenzione posta ai metodi didattici e la cura di aspetti primari ai fini dell’apprendimento come l’empatia, l’autoimprenditorialità, l’innovazione tecnologica, l’apprendimento tra pari, l’intraprendenza e molti altri.
Oggi ci confrontiamo con il liceo Attilio Bertolucci di Parma, ad indirizzo scientifico, musicale e sportivo, «praticamente un circo» aveva ironizzato il preside Aluisi Tosolini, nel corso della presentazione del suo istituto lo scorso 16 settembre a Milano. Quando ci siamo risentiti, durante l’intervista ho potuto comprendere che effettivamente si tratta di un’esperienza spettacolare.
Come sempre mi sono chiesta cosa distinguesse questo istituto dagli altri, cosa avesse convinto Ashoka a selezionarlo tra i cinque pionieri sul fronte scuola, per cui ho rivolto questa stessa domanda a lui, Aluisi Tosolini chi si trova al timone di questa scuola.
«Tutta una serie di proposte innovative, parliamo del web-magazine per esempio»: nato otto anni fa come semplice giornalino scolastico, nato dall’esigenza tipica tra gli studenti di darsi una voce, di raccontarsi e di raccontare le esperienze e gli eventi che contraddistinguono una vita scolastica. Nel corso degli anni si è evoluto, e a suon di premiazioni e riconoscimenti dall’ordine dei giornalisti, da timido giornalino cartaceo si è trasformato in una vera e propria redazione con una piattaforma online a cui ogni studente può accedere ed esprimersi sugli argomenti a lui più congeniali. Solo l’anno scorso sono usciti più di duecento pezzi. «Il web-magazine è l’evoluzione più significativa dellafilosofia "crossmedia" che guida la redazione, un luogo in cui tutti i linguaggi si incrociano, dai testi ai video, foto e presentazioni digitali . Un luogo in cui lo studente fa esperienza di autorialità» spiega Tosolini. Tra gli studenti c’è anche chi si occupa delle trasmissioni sulla radio, un canale tutto personale del Bertolucci, nato a Febbraio 2017 da un progetto di alternanza scuola-lavoro con un organico completo di direttore, consigliere, grafico, speaker, fonico, web designer e addetto al montaggio audio. Tutti studenti, sottolineiamolo.
Inizio quindi a comprendere perché il Bertolucci ha catturato l’attenzione di Ashoka: qui al di là dell’innovazione, ancora una volta sono gli studenti ad essere messi in primo piano, sono loro i veri driver del cambiamento. Allora mi correggo e forse al timone non vi è solo il preside, ma anche i ragazzi stessi che partecipano alla scelta di rotta della loro scuola. Confermo questa mia impressione quando con il preside iniziamo a parlare dello spazio e sorprendentemente mi dice che il suo studio sorge vicino all’ambiente più caotico di una scuola, la zona ristoro e macchinette. «È una scelta non casuale ma pensata: se il preside è il leader educativo di questo luogo, deve essere vicino ai suoi studenti, raggiungibile e partecipativo. Non il potere distante e assente.» Gli uffici si trovano sparsi in mezzo alle aule per lo stesso criterio. Nonostante lo spazio fosse davvero poco, scelte che potevano sembrare dettate da vincoli si sono trasformate in scelte logiche. Tutto questo contribuisce a rafforzare una certa chimica tra studenti e insegnanti, a creare un clima che lui chiama casa-scuola:«Ci impegniamo a far vivere agli studenti la scuola come casa propria . Se è casa tua significa che te ne prendi cura, che sei partecipe delle decisioni e che ci stai quanto vuoi, anche al termine delle lezioni» spiega Tosolini. Non a caso, lo scorso anno, durante la prima visita al Bertolucci abbiamo trovato gli studenti indaffarati a ridipingere le aule.
A questo punto viriamo su un argomento abbastanza caldo in questi giorni. Mentre il governo si avvia verso fine legislatura a confrontarsi sui temi dello "Ius Soli", studenti e studentesse delle superiori, si riuniscono in diverse piazze italiane per protestare contro la parte più controversa dell’ultima riforma dell’istruzione, l’alternanza scuola-lavoro. Se per la maggior parte sono proprio gli studenti liceali a esprimere i giudizi più negativi (nel mirino soprattutto la poca coerenza con il percorso di studio e la mancanza di una supervisione da parte dei docenti) il liceo Attilio Bertolucci costituisce una voce fuori campo a tal proposito. Qui, l’anno scorso, tutti i ragazzi delle classi terze hanno fatto esperienza d’impresa simulata e i risultati sono stati eccellenti. Il Bertolucci è impegnato da sempre su questo fronte, per gli studenti le occasioni di applicare ciò che si studia sono molte durante l’anno, per cui l’alternanza scuola-lavoro è sicuramente più rodata. «La ragazza che, lo scorso 16 settembre a Milano, durante l’evento "Riparte la scuola, Riparte l’Italia" ha presentato il laboratorio di didattica, è coinvolta nel progetto CATCH-EyoU ( Constructing AcTive CitizensHip with European Youth) , un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma HORIZON2020, il più grande mai realizzato dall’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione, a cui partecipano cinque università europee» spiega il preside. In rappresentanza dell’Italia, l’Università degli studi di Bologna, che coordina il progetto, ha selezionato lei e alcuni ragazzi del Liceo scientifico Bertolucci di Parma per esaminare il punto di vista dei giovani sull’Europa e il concetto di cittadinanza europea. Immigrazione, povertà, inquinamento atmosferico e dipendenze: i ragazzi si sono confrontati su queste quattro tematiche. Si sono interrogati e hanno analizzato questi problemi attraverso interviste e questionari alle autorità o enti interessati, hanno raccolto dati sul territorio e rielaborato il tutto in un saggio e una comunicazione video di quattro minuti che hanno poi presentato ad Atene lo scorso marzo nella prima conferenza del progetto. Questo è solo un esempio di un lavoro, frutto di una costante sinergia tra Università, enti di ricerca, studenti e territorio. « Proprio al rapporto con il territorio prestiamo molta attenzione» prosegue Tosolini, «due classi terze sono riuscite a creare da zero due cooperative a Parma con l’aiuto di Confcooperative».
Ma anche restringendo il campo alla sola scuola, i ragazzi del Bertolucci danno prova di grande collaborazione tra di loro. Matematicacomplessa è un sito ideato da alcuni studenti appassionati di matematica, con lo scopo primario di produrre materiale e manuali di matematica, ma è anche una piattaforma a cui i compagni con qualche carenza possono rivolgersi per risolvere i dubbi sulla materia. Un peer to peer in digitale. Gli ideatori di "Matematicacomplessa" si sono già diplomati l’anno passato, ma la scuola si è impegnata a contrattualizzarli come tutor in modo da mantenere attivo il sito.
È doveroso a questo punto, parlare del liceo musicale. In un paese tanto fertile come il nostro, che ha partorito i più grandi compositori della storia, il liceo Bertolucci con la sua orchestra tiene alto il valore della cultura musicale. «Nel tempo siamo diventati un punto di riferimento sul territorio» mi spiega con orgoglio il preside. La loro orchestra sinfonica da ormai tre anni figura nel cartellone del Festival Verdi del Teatro Regio di Parma. Ma sono oltre venti all’anno gli interventi che si tengono anche fuori dal teatro, nelle location più variegate, rendendo sempre omaggio alle più grandi arie d’opera. Anche per loro, le esperienze all’estero non sono mancate: così il preside mi racconta che l’anno scorso i ragazzi del liceo musicale si sono recati in un viaggio della memoria tra la Croazia, la Serbia e la Bosnia ripercorrendo le tappe della guerra in Jugoslavia. Durante questo viaggio, una loro violoncellista ha pure suonato nella biblioteca di Sarajevo, uno dei simboli di quella guerra, colpita diverse volte dall’artiglieria serba nel 1992 e danneggiata al punto da essere rimasta chiusa per oltre vent’anni. Il suo adagio ha fatto rivivere per un momento l’esperienza di Vedran Smailovic, noto violoncellista bosniaco che sopravvisse al conflitto e che suonò per diverse ore sulle rovine della biblioteca distrutta.
Proprio in questi giorni la Stampa ci informa sulle parole dell’ex Ministro all’Istruzione Profumo, ora a capo della Compagnia San Paolo, che s’interroga su quale sarà il mondo in cui si troveranno a lavorare i laureati che oggi iniziano le elementari e sul perché in un mondo in continuo cambiamento soltanto la scuola resti ferma. La stessa domanda la rivolgo al preside Tosolini, chiedendogli anche quale sia allora il compito della scuola: « S’immagini la scuola come un incrocio tra un livello di orizzontalità e uno di verticalità, per cui si possono avere esperienze particolarmente innovative e di profondità ma che magari riguardano poche persone o una sola classe. Lo scopo della scuola è quello di cercare di diffondere queste pratiche a livello di orizzontalità, tra tutti gli studenti coinvolgendoli e allo stesso tempo tenendo presente le particolari attitudini di ognuno. È molto importante tenere sempre presente questo quadrante.» Mi spiega inoltre che è la scuola stessa a doversi mostrare curiosa, cercando di capire, nel contesto culturale in cui ci troviamo, quali siano le tendenze e sulla base di quelle fare proposte sempre aggiornate ai ragazzi. Ma la scuola ha anche l’obbligo di sentire l’aria che tira tra i giovani e contrastare ciò che ritiene negativo, come per esempio la svalutazione di una materia. «l’aver percepito per esempio che il latino è in difficoltà e sempre più studenti ne lamentano lo studio, ci ha portati alla messa in cantiere di un progetto che partirà quest’anno e che vuole rilanciare la lingua morta per antonomasia» . Il progetto MATRIX si proporrà di mettere in luce le affinità tra due materie apparentemente tanto diverse, matematica e latino, ma in realtà affini per comuni principi logici.
Anche oggi possiamo dire di aver in parte centrato l’obiettivo, raccogliendo suggerimenti importanti come quello d’investire in progetti di ricerca e di non ignorare i disagi degli studenti, trovando risposte vincenti che sappiano dare segnali di contrasto all’apartheid dei giovani, sul doppio fronte istruzione e lavoro. Ma forse un primo successo è anche solo parlare del nostro sistema scolastico. Tenere vivo il discorso, perché male non può fare. Perché la scuola segna la vita di tutti, da forma al presente e ipoteca il futuro.
Convinti anche noi che il programma Scuole Changemaker possa costituire davvero un trampolino per realizzare una buona, anzi ottima scuola, v’invitiamo a scommetterci!
di Beatrice D’Ippolito